Mystical Nightmare

Il mondo interiore così ricco di immagini ingannevoli, è davvero possibile esplorarlo in uno stato di subcoscienza?”

Egli voleva osare un esperimento che avrebbe indotto noi due più una terza persona in uno stato di trance nel quale avremmo “collettivizzato quanto alberga dentro di noi.”

Quel medium non mi conosceva abbastanza! Una cosa è raccontare i propri terrori angosciosi a qualcuno e tutt’altro si rivela viverli sulla propria pelle.

Il demone dentro di me sapeva tante subdole astuzie dalle quali avevo imparato a guardarmi bene: mi provocava nel sonno per forzarmi a combatterlo e malgrado mi dimostrassi sempre capace di respingerlo tutti i giorni era una terrificante battaglia. Quell’essere sapeva di starmi lentamente sfiancando fino a quando avrei ceduto, permettendogli di impossessarsi della mia persona.

Da quando morì mia moglie in modo atroce entrai in contatto con questa entità che all'inizio credetti frutto di un anomalia cerebrale conseguente allo shock della perdita di quanto avessi di più caro.

Il medium Tristan Tyler in fondo era la mia unica speranza per liberarmi di un simile flagello, ma mentre mi preparavo per andare a casa sua continuava a tormentarmi il fatto di non averlo messo al corrente di troppe cose ed anch’io ero all’oscuro di troppi elementi. Perché in tono così serio mi aveva raccomandato che una volta messo piede nel palazzo dove abitava bisognava ch’io evitassi di rivolgere la parola a chiunque incontrassi? E soprattutto dovevo usare le scale anziché l’ascensore… a meno ché non sia guasto, cosa ci potrebbe essere di male nell’usare l’ascensore?


***

Ad ogni mio passo le assi del parquet logoro scricchiolavano come cardini arrugginiti. La luce delle lampadine, filtrata attraverso vetri smerigliati, era arancione tendente al marrone chiaro, come se il colore dell'ambiente volesse fondersi con quello della pavimentazione.

In quel grande condominio riecheggiavano a lungo i rumori improvvisi delle porte che si aprivano e si richiudevano in tutta fretta ed io continuavo a scrutare le targhette coi nomi alla ricerca dell’abitazione del signor Tyler con quella sensazione di venire spiato dagli altri inquilini, come se una presenza umana estranea venisse da loro interpretata come una minaccia. Ci sono molte cose che pur non essendo visibili si avvertono con chiarezza nell’aria, e in questo caso venivo più volte colto da una strana forma d’ansia tipica di chi dovrebbe sapere qualcosa di cui è assolutamente ignaro.

Sembrava d’essere capitati nel regno dei paranoici, specialmente quando vidi qualcuno rincasare muovendosi a passo felpato cercando di tenersi alla massima distanza da me come se fossi un appestato. Nessuno pronunciava mezza sillaba, e l’evento più sconcertante era una vecchia dallo sguardo cattivo che apparse alle mie spalle per scrutarmi nervosamente con attenzione prima di richiudersi dentro casa a chiave.

Mr. Tyler apparve salendo le scale proprio quando m’ero convinto d’aver sbagliato piano e vedendomi si limitò a gesticolare, dapprima con un segno di saluto, poi intimandomi a seguirlo rimanendo in silenzio, neanche fossimo due partigiani ricercati.

La porta d’ingresso del suo appartamento era senza targa di riconoscimento e nel palazzo dall’aspetto piuttosto antico nessuno aveva mai fatto installare un impianto di citofoni.

Ad ogni giro di chiavi nella toppa Tyler sembrava diventare sempre più sereno fino a cancellare completamente la tensione dal proprio volto quando la porta venne aperta e successivamente richiusa in tutta fretta non appena entrati.

Il medium tirò un sospiro di sollievo come se fossimo fuori pericolo: la casa era piccola e scarsamente illuminata da delle graziose lampade dal copricapo sferico, alcune delle quali già accese a testimonianza che forse c’era qualcuno lì dentro da prima del nostro arrivo.

Nel modesto soggiorno il pavimento era per buona parte coperto da un grande tappeto persiano blu chiaro dalle ricamature in bianco. La luce soffusa esaltava in modo particolare ogni elemento in bianco, specialmente il divano al centro della stanza dalla spalliera alta, girato apposta verso la finestra che avevo di fronte dalla quale era ben visibile il panorama urbano periferico.

A una prima impressione Mr. Tyler sembrava una persona ambigua, incapace di esprimersi con chiarezza come noncurante di dover fornire delle spiegazioni ragionevoli agli altri; era un essere cupo e meditabondo chiuso in sé stesso, preda forse di una “crisi mistica” cronica.

Cercai di scambiare qualche frase di circostanza finalizzata al conoscersi meglio ma lui diceva di voler restare inconsapevole su chi fossi, al fine di preservare il suo equilibrio spirituale.

Mi resi conto che l’essere a contatto con forze occulte totalmente impercettibili a più, aveva portato quell’uomo a un ipersensibilità malata in grado di renderlo estremamente fragile, cosicché sarebbe potuta bastare una semplice inezia per turbarlo profondamente. Del resto l’intera abitazione esprimeva l’austerità tipica di coloro i quali spendono metà delle proprie energie quotidiane per mantenere integra e permanente una data atmosfera.

Scorgendo a malapena una testa dai capelli pettinati a caschetto, mi accorsi che la terza persona di cui mi aveva accennato Tyler era già in quella stanza con noi e stava seduta sul divano ad accarezzare un grosso gatto anziano dal pelo tigrato.

Ti presento Natalia” disse Tyler con una certa nonchalance, come se i convenevoli fossero trascurabili e sarebbe stato più opportuno passare subito al da farsi.

Era una donna giovane, dalla costituzione esile che sembrava accogliere la mia presenza con un miscuglio di curiosità nei riguardi della mia persona ed al contempo una certa indifferenza; mentre discorrevamo brevemente per conoscerci meglio, ella era sempre con lo sguardo rivolto altrove come se nemmeno mi stesse a sentire quando rispondevo alle domande che lei stessa mi faceva.

Tutto il suo carattere era invero di natura assai sfuggente eppure si rivelava tutt’altro che una persona timida, mostrando di trovarsi perfettamente a suo agio al contrario del sottoscritto. Mi sentivo come all’interno di un bastione sotto assedio, ed ogni minuto che trascorrevo lì dentro perdevo sempre più la concezione del motivo per cui ero venuto.

Mentre Tyler era andato nell’altra stanza per i preparativi, io rimasi da solo con Natalia la quale iniziava parecchie frasi senza finirle perché improvvisamente rivolgeva la sua attenzione al gatto sussurrandogli parole in francese. Lingua che parlava con un accento molto raffinato, eppure non pareva affatto d’origine francese giacché avrei scommesso che almeno uno dei suoi genitori doveva essere russo.

Gli rivolsi la domanda sul suo paese di provenienza, ed ella guardando fuori dalla finestra mi cominciò a raccontare di Novgorod, la sua città natia. Per un attimo scrutò l’anello che avevo al dito mostrando tutta la bellezza dei suoi occhi castani penetranti che quando si soffermavano attentamente su qualcosa mettevano in soggezione, effetto che incredibilmente funzionava anche col gatto, il quale appena lei lo guardava dritto negli occhi sembrava averlo ipnotizzato.

Come è morta sua moglie?” la schiettezza con la quale mi pose questa domanda fu per un attimo disarmante; forse non si rendeva conto di aver toccato senza alcun preavviso un argomento così delicato… qualcosa che mi lacerava la mente al solo pensarci.

E’ stata squartata in un edificio che fungeva da toilette all’interno di un cimitero d’auto: tutte le mattonelle in ceramica di quel bagno erano sporche di sangue, e il suo corpo era stato talmente martoriato che ne mancavano persino alcune parti, esportate senza una ragione comprensibile. L’assassino non fu mai preso, ma la polizia era convinta che fosse uno dei tanti squilibrati presenti nel ghetto di Black Alley.”

Black Alley è un così fitto ed asfissiante agglomerato di edifici che è davvero difficile capirci qualcosa” disse lei, che dava l’impressione di conoscere bene quel luogo

A viverci si rischia facilmente di perdere il senno. Almeno mezzo quartiere è convinto dell'esistenza di quello che chiamano l'Otherworld: una dimensione stratificata su questa dove chi riesce ad accedervi può incontrare spettri del passato o esplorare spazi normalmente inaccessibili. Non escludo che ci sia del vero dietro tali racconti: lo stesso Other-World potrebbe essere l’amplificazione dell’angoscia e del tormento generati collettivamente dagli abitanti del quartiere che vibrano come in una cassa di risonanza... la polizia a Black Alley fa spesso buchi nell'acqua: cerca spiegazioni razionali dove non ve ne sono e finisce per non sapere che pesci prendere. Ci sono misteri che il materialismo dialettico non è neanche capace di sondare e cercare alla base di ogni azione un movente semplicemente psicologico anziché metafisico può condurre a fraintendere del tutto un dato evento.”

Si, anch'io ho ipotizzato varie volte che l'assassino di mia moglie possa essere una sorta di invasato mistico ma il partire da una base 'sovrannaturale' come potrebbe portarci più lontano della polizia nelle indagini?”

Lei non ha idea di quante verità celate possa venire alla luce viaggiando nel mondo dello spirito. Stasera ne ha avrà una prova.”

Dopo di ciò ella smise di prestarmi attenzione e passò tranquillamente in silenzio qualche minuto ad accarezzare ancora il gatto dicendogli altre dolci parole in francese, citandogli anche alcune frasi di Pascal, comportandosi come se l’animale la comprendesse alla perfezione; indubbiamente aveva nei confronti del felino molti più riguardi che con me.

Le coeur a ses raisons, que la raison ne connaît point. On le sent en mille choses. C'est le cœur qui sent Dieu, et non la raison. Voilà ce que c'est que la foi parfaite, Dieu sensible au cœur.”

Le sua dita che scivolavano lentamente lungo il pelo del gatto, erano lunghe, sottili e delicate. Richiamava alla mente una bellezza antica appartenente al secolo scorso, di una classe femminile estinta da tempo di cui era forse l’ultimo esemplare.

Ascolta.” Riprese a parlare:

Ci apprestiamo ad intraprendere un viaggio pericoloso e ti voglio dare qualche consiglio per la tua incolumità: tu vorresti che tua moglie fosse ancora viva, ma nel luogo in cui andremo tra poco ogni tuo desiderio ti esporrà a gravi rischi. Tienilo a mente.”

Mr. Tyler a tal punto ci chiamò comunicandoci che tutto era pronto, così ci accomodammo nell’altra stanza dove la luce era ancora più tenue: una lampada particolare dal copricapo in metallo pieno di incisioni celtiche stava al centro di un tavolo circolare di legno nel quale ci sedemmo. Natalia e Tyler interloquirono brevemente tra loro riguardo a qualcosa di cui non compresi nulla, dopodiché il medium svitò la parte superiore del copricapo della lampada e vi versò al suo interno a piccole gocce una strana sostanza che evaporando nell’aria aveva diffuso un odore simile al tanfo della palude.

Quando ci prendemmo tutti e tre per mano formando una catena, cominciai a diventare sempre più ipersensibile in un mescolarsi di sensazioni nello stare contemporaneamente a contatto con ambedue quelle personalità così dissimili. La calda mano di Tyler mi trasmetteva il disagio di una persona fragile e distaccata, mentre stringere la mano di Natalia era assai più strano: la sua pelle era fredda ed appena l’afferrai venni subito colto da un inspiegabile timidezza come se la mia mente cercasse di respingere degli inconsci sentimenti d’attrazione che m’accorsi d’avere nei suoi confronti. Nell’avvertire le dita di Natalia tra le mie avvertii un senso di paura misto ad un incomprensibile stato d’eccitazione psicologico.

Guardavo la luce della lampada al centro convinto di essere diventato incapace di muovere un muscolo e un torrente di pensieri cominciò a travolgermi causandomi una confusione che mai mi sarei aspettato di poter provare in vita. Credetti che noi tre ci stessimo fondendo in una sola entità, ma poi ripresi il senno e mi concentrai nuovamente sulle sensazioni che stavo provando.

Sentivo una corrente di energia mistica fluire attraverso i nostri corpi, e per un breve momento fui quasi sul punto di poter leggere i pensieri di Tyler e di Natalia.

Diventava sempre più difficile stare a contatto con entrambi le cui differenti forze di volontà causarono un conflitto interno al mio animo, fino al punto in cui non riuscivo più a sopportare quel legame, e avrei voluto staccare la mano da uno di loro due in favore dell’altro.

Lentamente un bagliore di chiarezza si fece strada tra i meandri della mia mente offuscata, e cominciai a vedere il numero tre dappertutto: ero al terzo piano, eravamo in tre, avevo da poco compiuto trentatré anni, eravamo al terzo giorno del mese…

Il viaggio attraverso le porte del mondo degli spiriti avvenne senza che me ne rendessi conto mentre mi perdevo in questi pensieri che non portavano a nulla: come il sonno improvviso che segue alla somministrazione dell’anestetico in sala operatoria.

Vedevo ovunque attorno a me veli bianchi trasparenti, alcuni dei quali si tramutarono in abiti da sposa insanguinati. Uno di essi era solido e non riuscivo a spostarlo dal mio cammino, quando questo andò voltandosi vi scorsi il cadavere in decomposizione di mia moglie: aveva dei denti sporgenti orrendi e non si capiva nemmeno che un tempo era stata una donna… un nugolo di insetti uscirono dal suo corpo volandomi in faccia accecandomi il viso.

D’un tratto mi ritrovai al cimitero delle auto dove lei era morta: il guardiano del deposito di rottami mi scrutò da lontano mentre facevo il mio ingresso al bagno dove venne uccisa, con il sangue di cui restavano cosparse tutte le pareti… se solo avessi potuto proiettarmi in quel luogo il giorno prima, avrei potuto vedere tutto quel ch’era successo. Scesero altri veli bianchi sporchi di sangue tra i miei pensieri e un canto di donna si udì in lontananza: aveva un intonazione indecifrabile, vicina a quella di un lamento che richiamava ancestrali ricordi delle terre mesopotamiche agli albori della civiltà. C’era in quella voce qualcosa di primordiale, del tempo in cui gli Dei non avevano dimora e fatti ancora di carne e sangue camminavano per la terra sottoforma dei frutti umani più rari e preziosi.

C’era qualcosa di terrificante in quella voce, ma all’ascoltarla senza prestare attenzione ciò non poteva essere avvertito: “Non seguire quella voce, vai via!” Tyler mi aveva fatto comprendere d’essermi smarrito sin dal principio. Se avessi continuato a vagare come un sonnambulo sarebbe stata la mia fine… il legame era la salvezza: dovevo ricongiungermi ai miei compagni lungo la strada! La sensazione che il tempo non esisteva, questo fragile inganno imperituro spingeva verso tentazioni fatali come quella di aggrapparsi al ricordo di un tempo che fu. Più avessi viaggiato a ritroso verso eventi morti, più avrei cominciato ad odorare di cadavere sprofondando nell’oblio.

Natalia! Vagando tra quelle distese bianche la vidi imprigionata dentro uno specchio: se avessi rotto lo specchio l’avrei mandata in frantumi, dunque come potevo liberarla?

Oltrepassai anch’io il riflesso e rimanemmo così entrambi imprigionati al suo interno, osservando la distesa bianca nella quale fluttuavano i fuochi fatui degli spiriti come grandi lucciole spettrali la cui luminosità si affievoliva fino al punto in cui si sarebbero dissolti senza lasciare traccia.

Anche io diventerò un giorno come un fuoco fatuo...” Si disse Natalia tristemente manifestando per la prima volta paura nella voce; era questa stessa paura ad averci resi prigionieri nel piccolo spazio di uno specchio qualunque. Il timore del deteriorarsi dei nostri corpi che un giorno saranno rinsecchiti: Natalia guardandosi allo specchio aveva osservato tutta la sua bellezza e nell’istante in cui pensò di non volerla perdere ne divenne prigioniera.

Il tempo è come un fiume inesorabile: se si cerca di opporgli resistenza si finisce travolti.”

Unendo le nostre volontà nel riflettere intensamente su ciò, riuscimmo a liberarci per riprendere il cammino.

Non fermarti!” mi ripeteva lei, ma la distesa bianca sembrava interminabile e di Tyler non si vedeva traccia. Vagare senza meta a quel modo logorava e sfiancava lo spirito, così ebbi un grande desiderio di arrendermi, sdraiarmi e lasciar perdere: avevo smarrito lo scopo per cui agivo e addirittura mi domandavo se ne avessi mai avuto uno.

Chi non trova una ragione per esistere si circonda di tenebre, e chi vive nelle tenebre sa bene quanto è seducente l’abisso della rassegnazione; mi gettai stoltamente al suolo senza desiderare nient’altro che un tranquillo sonno eterno… ma Natalia non mi aveva abbandonato: “Senza di te non posso farcela.” Disse forzandomi a rimettermi in piedi.

Lei era importante per me: dovevo aiutarla in qualunque modo possibile... come potei essere per un solo istante così egoista da permettere ch’ella finisse a vagare da sola per quella distesa infernale?

Io l’avevo in precedenza salvata da se stessa, e adesso lei per il semplice fatto di esistere mi salvava dal non senso.

Quel sostegno reciproco aveva dato vita ad un legame tra noi due col quale eravamo in grado di fronteggiare senza timore tutti quei pericoli che si annidavano nei labirinti delle nostre menti. Insieme trovammo la forza per ricongiungerci con Tyler di cui sentimmo sempre più vicina la presenza. Egli era intento a scacciare le anime agonizzanti che cercavano di comunicare continuamente con lui, ma ci disse di non aver avuto modo di rintracciare lo spirito di cui eravamo andati alla ricerca e che ormai doveva essere passato troppo oltre per poterlo raggiungere.

Tornai a sentire le mani dei miei compagni e presto riaprii gli occhi rimanendo accecato dalla luce della lampada al centro del tavolo sebbene questa fosse tenue e rilassante.

Staccai subito la mia mano da quella di Tyler, ma rimasi a stringere quella di Natalia che tardava a uscire dallo stato di trance… sentivo quel che provava lei: un senso di abbandono come se fosse rimasta sola nel mondo degli spiriti. Dopo alcuni minuti ella riaprii gli occhi ed io trassi un sospiro di sollievo notando come Mr. Tyler fosse nel frattempo scomparso dalla stanza. Avevo rotto il legame con lui non appena mi fui svegliato perché sentii un fortissimo stato di turbamento che mi fu impossibile da sopportare.

Eravamo completamente senza forze e a malapena stavamo in piedi, così cercammo Tyler che aveva lasciato l’abitazione lasciando la porta d’ingresso aperta.

Oh cielo!” esclamò Natalia che aveva compreso quant’era accaduto.

La mente di Tristan era debole… io lo sapevo: da quanto abbiamo cominciato la seduta egli era distante...”

Questo poteva voler dire molte cose: forse aveva perduto la testa o forse era rimasto posseduto da qualche presenza estranea. Il legame con la dimensione degli spiriti non era del tutto scomparso in me, e mi sentivo troppo debole per uscire a cercarlo. L’aria esterna che entrava dalla porta d’ingresso lasciata aperta era gelida, così andai a richiuderla sussultando all’udire dei passi pesanti sul corridoio: man mano mi avvicinavo, qualunque cosa fosse, cominciò a correre più veloce per precedermi. Chiusi in tempo la porta rischiando una crisi cardiaca.

Natalia era atterrita sdraiata sul divano ed io la raggiunsi col cuore che mi pulsava a mille. “Cosa c’era là fuori?” le chiesi.

Ella non seppe rispondere e mi mise la mano sul petto per avvertire il mio battito accelerato come fossimo entrambi ipersensibili a ciò che provava l'altro.

Improvvisamente, come dentro un incubo, il gatto iniziò a guardarci con odio, soffiandoci contro mentre restavamo entrambi inermi seduti sul divano senza sapere cosa fare.

Il felino si faceva sempre più aggressivo avanzando verso di noi come fossimo le sue prede: indemoniato spalancò la bocca prima di morderci e graffiarci con violenza le caviglie. Cercavamo di respingerlo a pedate ma più lo colpivamo più la sua aggressività cresceva arrivando a infliggerci parecchie ferite prima che riuscimmo a rinchiuderlo nella stanza accanto.

Non avevamo bisogno di parlare per intenderci alla perfezione, entrambi intenzionati ad aspettare nel salotto la fine di quella notte e il sorgere del sole.

D’un tratto udii delle grida d’aiuto provenire dal corridoio esterno, ed erano quelle di Tyler. Natalia mi intimava di andare, opponendo un inspiegabile resistenza quando cercai di portarla con me…d'un tratto qualcuno o qualcosa di pesante tornò a urtare violentemente contro la porta e in seguito si mise a bussare in modo brusco ma con intervalli regolarissimi, praticamente sincronizzati con quelli di un orologio. Ogni coraggio rischiava di venirmi meno. Ci misi parecchi istanti per raccogliere le forze. Trassi un respiro profondo e lanciai un ultimo sguardo interrogativo a Natalia che tuttavia si limitava a osservarmi immobile.

Aprii la porta proiettandomi sul corridoio dove non c’era assolutamente nessuno: la voce di Tyler che invocava aiuto riecheggiò nuovamente, dando l’impressione che provenisse dall’interno dell’ascensore fermo a quel piano. Quando vi arrivai innanzi, la luce al suo interno era spenta e la porta girevole per entrarci era stata lasciata aperta. D’improvviso i passi furiosi di gente numerosa che pareva salire le scale e le urla selvagge di creature nascoste ad ogni angolo per assaltarmi mi fecero rizzare tutti i peli del corpo. Le assi di legno sotto i miei piedi tremarono e il mondo intero sembrava collassare quando qualcosa mi afferrò alle spalle trascinandomi dentro l’ascensore la cui luce interna abbagliante s’accese di botto... vedo Tyler con stampato in viso un sorriso folle: mi mostrava i denti tenendo la bocca più larga di quanto fosse normalmente possibile ed i suoi lineamenti apparivano tirati in modo innaturale.

L’ascensore cominciò a scendere, e la luce lampeggiava fino ad oscurarsi per brevi istanti come un effetto psichedelico da discoteca mentre, quasi in preda alle vertigini, mi sembrava che la corda di quell’affare fosse sul punto di spezzarsi.

Il demone che possedeva ora il corpo del veggente urlava con voce stridula e delle sue parole si capiva poco.

Volti parzialmente sfigurati sbucavano dalle pareti ed uno stormo di mani tremanti li seguiva cercando di afferrarmi... tra di essi vi era lo spirito di mia moglie ridotta a un essenza vuota di dolore ed odio che cercava di raggiungermi per trasformare anche me in quella massa informe dalle grida catatoniche sovrapposte le une alle altre senza che fosse possibile distinguerle come facessero parte di un unica entità infernale.

L’ascensore una volta arrivato al pian terreno aveva ripreso a salire verso l’ultimo piano e si preparava a ridiscendere nuovamente mentre la corda che lo sorreggeva sembrava ormai prossima a spezzarsi. Il demone si avvicinò per cavarmi gli occhi mentre quelle mani, tirandomi da tutte le direzioni mi laceravano le vesti strappandomi i capelli.. le mie grida neanche erano avvertibili in mezzo a quel putiferio di voci in agonia.

In preda alla forza della disperazione di chi si sente perduto diedi un calcio alla pulsantiera centrando il tasto di arresto per poi fiondarmi fuori con un violento strattone… il demone fece in tempo ad afferrarmi per la caviglia intento a riportarmi dentro ma la sua presa scivolò e si dovette accontentare di togliermi la scarpa prima che la corda dell’ascensore si rompesse e questi precipitasse a tutta velocità verso il fondo schiantandosi con un fragore sufficiente a destare l’intero il condominio.

Ero coincidenzialmente ancora al terzo piano: la vecchiaccia che incrociai all'inizio di questa storia aprì la porta di casa e mi scrutò nuovamente in modo diabolico, quasi a godere nell’osservare le mie vesti strappate ed il sangue delle mie numerose ferite che gocciolava sul pavimento.

Quel posto era un luogo tremendo, abitato da esseri umani dalla mente e dallo spirito vuoti dominati per tale ragione dal male, in tutte le sue forme e manifestazioni. Corsi all’appartamento per vedere come stava Natalia: era felicissima di vedermi vivo e ci demmo un lungo abbraccio. Istintivamente la presi per mano volendo trascinarla fuori da quella dimora ma lei, come prima, oppose un inspiegabile resistenza… io continuai forzatamente a tirarla fino a farla uscire dall’uscio della casa. Bastarono pochi passi lungo il corridoio affinché il suo aspetto mutasse radicalmente: dinanzi a me ora c’era una vecchia rugosa dai capelli lunghi e bianchissimi che le scendevano sino alle caviglie.

Si reggeva a stento in piedi muovendosi a fatica in direzione dell’appartamento ove una volta rientrata rimutò quasi all’istante nella bellissima Natalia. Con la sua enigmatica naturalezza e un espressione di intesa appena percettibile si mosse a passi lenti verso il soggiorno: la seguii e richiusi la porta d’ingresso. Io divenni legato a lei come lei era legata fisicamente a quel luogo… entrambi prigionieri dell’appartamento al terzo piano.

Ci guadagnammo da vivere con la gente che veniva da noi per farsi predire il futuro o contattare qualche parente defunto ed io uscivo di casa solo per fare la spesa.

Il demone che un tempo albergava dentro di me giaceva ora nelle viscere del palazzo cui un dì montarono un ascensore nuovo di zecca: era comodo, spazioso e veloce a salire i piani. Per qualche ragione tuttavia preferii sempre fare le scale. Dopotutto tre piani non sono molti... ma a pensarci bene potrebbero anche essere un viaggio che dura tutta una vita.

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