Lo zombi e il vuoto

Quando l'incubo è cominciato? Da quando ho memoria probabilmente: solo il campo di battaglia ora si è reso manifesto. Il mondo era popolato da zombi ancor prima che divenissero tali a tutti gli effetti. Cosa ha innescato la trasformazione non mi è dato sapere, né ci ho perso il sonno a pensarci. Un virus? Pah... i virus che conosco divorano l'organismo dall'interno e lo debilitano... certo non innescano mirabolanti mutazioni in grado di trasformare un intera popolazione in mostri cannibali. Riti di magia nera? Posso pure credere all'esistenza e ai poteri di quest'ultima ma non la ritengo capace di tanto. Eccesso di onde elettromagnetiche e wi-fi nocivi? Al limite per chi ha la fortuna di trovarsi nelle vicinanze degli emettitori fanno venire la leucemia o altre malattie tumorali schifose.

Glisofato, scie chimiche, vaccini... qualunque sia la causa come ho già detto non sono riuscito a farmene un idea e non mi importa: io sono solo, loro sono tutti. Questo è quanto. E sapete una cosa? (Sapete... voi.. ovviamente mi rivolgo a un pubblico immaginario che mi aiuta a parlare meglio da solo, preso come sono dalla necessità di uno sfogo personale. Tra parentesi pure da questo punto di vista la mia situazione è rimasta quasi immutata: non speravo più in un pubblico anche prima della zombificazione di massa effettiva) Quest'evento apocalittico che nei film strugge i protagonisti e li lascia in preda alla costernazione io l'ho accolto con stupore e meraviglia minimi come se mi ci stessi preparando inconsciamente da lungo tempo e vi dirò che alla vita di prima, anche potendo, non ci vorrei mai tornare. Vivevo come un fantasma in un mondo ostile in cui figuravo come un altro, ovunque straniero, incapace di integrarmi (parola che tuttora mi da sui nervi: integrazione nella civiltà ultima significava aderire al nulla. Come sono sorti gli zombi ho già spiegato che non lo so ma il protozombi era l'uomo medio moderno: quello in cui gli spot e la propaganda miravano a trasformarmi). Già allora ero solo in un mondo ostile e le mie interazioni col prossimo si limitavano a fare acquisti e combattere contro seccatori e creditori. Avevo solo il mio piccolo mondo di sogni quale rifugio amaro; non era un ancora di salvezza ma il monumento di una sconfitta esistenziale. Ciò che mi distruggeva dentro era la voglia di fare ancora qualcosa, di rivendicare il mio esserci, pur sapendo che tutto ciò che intraprendevo era di una vanità disarmante e non fregava niente a nessuno. Avevo appeso nella mia camera un quadro che raffigurava le danaidi nell'Ade: la solidarietà che nutrivo nei loro confronti superava quella per qualsiasi essere in carne ed ossa.

Internet non è più accessibile, la radio non trasmette nulla in nessuna frequenza per non parlare della televisione e dei telefoni che ovunque non danno alcun segnale prescindendo dall'operatore. Questo, assieme al mancato arrivo dei soccorsi, mi ha portato a concludere che la zombificazione sia un fenomeno di vasta portata. Non saprei dire quanto vasta ma abbastanza per tirare le somme che contano: devo sbrigarmela da solo. Le chance di sopravvivenza sono basse ma finalmente posso combattere e morire libero dalle tenaglie del sistema dove impotenza e repressione sintetizzavano il mio status quotidiano. Avevo nemici e vessatori che mi umiliavano e offendevano senza poterne affrontare nessuno. Ora è tutto più semplice: loro vogliono sbranarmi e io devo ammazzarli per restare vivo. Più volte spero che nell'ombra in agguato possano celarsi vecchie conoscenze così da giungere a una resa di conti finale: la mia ex che dopo avermi lasciato continuò a crearmi problemi ogni volta che poteva, il mio vicino diffamatore e rompicoglioni, il proprietario dell'appartamento in cui vivevo, un classico deficiente aborto post-borghese che mi tempestava di messaggi non appena ritardavo a pagare di un giorno l'affitto e credeva a qualsiasi balla raccontassero gli altri sul mio conto, rettificare le quali mi costava ancora più noie... poi ce n'erano tanti altri che mi secca stare a ricordare.

Chiaramente resta un punto oscuro come mai non mi sono trasformato in un mostro anch'io come loro, sebbene perlopiù fossero già mostri e pure il loro quoziente intellettivo ne ha risentito poco. Ora sono cannibali e mi assaltano spudoratamente ma nemmeno prima mi andava a genio di chiamarli esseri umani. Preferivo definirli bipedi come faceva Schopenhauer... forse lo zombi era semplicemente un destino antropologico e spiegarlo filosoficamente vale più che averne la spiegazione scientifica. Che la tappa finale del progresso fosse questa? Creare lo zombi quale stadio ultimo dell'uomo? Un essere dalla mente informe, disinibito e schiavo di pulsioni elementari alle quali si abbandona incapace di riflettere?

Il primo periodo lo trascorsi vagando per le periferie ed evitando gli spazi angusti in cui sarebbe stato facile venire circondato. Certamente poteva risultare affascinante e romantico rinchiudermi in una villa gotica sperduta nel bosco e fare la fine di un personaggio minore di Resident Evil ma l'istinto di sopravvivenza in me non si era sovvertito a tal punto, così mi limitavo a saccheggiare supermercati e negozi di generi alimentari di periferia defilandomi ogni qualvolta vedevo zombi sopraggiungere all'orizzonte. Taluni di loro erano lenti come lumache, altri abbastanza veloci ma non quanto una bella auto sportiva. Tutto filava abbastanza liscio sebbene nei supermercati non si trovasse un granché: gli scaffali li trovavo sempre sottosopra e con quasi niente di commestibile rimasto. Quel giorno esplorando la Lidl locale mi imbattei come primo alimento ancora presente in una confezione di pan bauletto malamente schiacciata e ricoperta di sangue secco. L'assenza di corrente aveva fatto chiaramente andare a male ogni prodotto da frigo e come opzione restavano solo prodotti per merenda e colazione assieme alle conserve in scatola o in tetra pack. Sentii dei fruscii seguiti da un rumore di latta sbattere contro il pavimento; pensai subito a qualche zombi isolato così misi mano alla pistola che avevo sfilato dal cadavere di un carabiniere la settimana scorsa e avanzai con cautela. Svoltando l'angolo, in fondo al corridoio nei pressi delle casse c'erano due ragazzi rumeni sporchi e abbrutiti del tutto simili a quelli che un tempo vedevo quotidianamente rovistare tra i cassonetti dell'immondizia. La prima era una tipa esile dalla pelle chiara, il secondo era leggermente più abbronzato. Avevano vari tratti caratteristici in comune e pur visti a distanza intuì che fossero fratello e sorella. Alla mia presenza reagirono dandosi alla fuga ma qualcosa li fermò a pochi passi dall'uscita. Si udirono i lamenti rauchi e raccapriccianti di vari zombi che andavano in un progressivo crescendo. I rumeni erano armati di sole spranghe di ferro e così tornarono indietro correndo verso di me in cerca d'aiuto.

Andatevene a fanculo e non statemi tra i coglioni!” Gli urlai rabbiosamente per istinto voltandogli le spalle diretto verso l'uscita secondaria, quella dello scarico merci, nella speranza che fosse rimasta aperta. Quei due non mi diedero retta e presero a corrermi dietro. Con gli zombi prossimi a piombarmi addosso non avevo tempo per mettermi a litigare e mi voltai verso di loro solo giunto alla saracinesca del deposito merci. Il ragazzo aveva sollevato la spranga pronto a colpirmi con tutta la forza che aveva ma il dito sul grilletto della mia Beretta fu più veloce: lo centrai al collo e dopo qualche secondo piombò al suolo in preda a spasmi muscolari emettendo strazianti singhiozzi soffocati. Poi puntai la pistola contro la ragazza che non solo non soccorse il suo compagno ma restò indifferente alla scena. Gettò a terra la spranga per farmi intendere che non aveva alcuna intenzione di combattermi. Nei suoi occhi leggevo una freddezza e un cinismo per cui provai sincera ammirazione ma non ebbi il tempo di soffermarmi sulla cosa visto che gli zombi, oltre una dozzina, ci avevano praticamente raggiunto di corsa e ci stavano assaltando da entrambi i corridoi senza lasciarci alcun modo di aggirarli cosicché l'uscita secondaria si rivelò una scelta obbligata. Entrati nel deposito constatai coi nervi a fior di pelle che il portone di ferro da dove scaricavano i camion era chiuso e ci trovavamo in un vicolo cieco: non restava che barricarsi lì dentro chiudendo la saracinesca d'accesso al supermercato prima che gli zombi potessero entrare. La rumena mi precedette e iniziò a spingerla verso il basso ma le mani scarnite e in putrefazione di un paio di zombi afferrarono la saracinesca dall'altro lato per alzarla. Corsi a dar man forte alla ragazza ma per quanto ci sforzassimo i nostri nemici stavano avendo la meglio. Fortunatamente non tutti gli zombi stavano partecipando all'azione: il grosso di loro doveva essersi fermato a divorare il cadavere del rumeno che avevo ammazzato poc'anzi. A pochi passi da noi, poggiato sopra un muletto, c'era il lucchetto di chiusura della saracinesca con la chiave ancora inserita all'interno. Ordinai alla ragazza di andarlo a prendere mentre io avrei cercato di resistere per qualche altro istante. Ella obbedì prontamente ma non fece in tempo a tornare indietro che le mie forze cedettero e gli zombi sollevarono la saracinesca.

Vaffanculo!” urlai contro quei mostri dementi furioso di essere prossimo alla sconfitta. Poi iniziai a vuotargli contro l'intero caricatore della pistola ma non riuscii ad abbattere nemmeno la metà di quelli che stavano entrando. Non dandomi per vinto tentai un ultimo gesto tanto estremo quanto ignobile: strappai il lucchetto dalle mani della ragazza e la afferrai violentemente per le spalle mentre lei mi guardava attonita non sapendo cosa fare né cosa volessi fare io, poi, con tutte le forze che mi erano rimaste la scaraventai verso l'uscita dal deposito e gli zombi prontamente le furono addosso, iniziando a sbranarla. L'esca aveva funzionato e mi diede il tempo di richiudere la saracinesca e sigillarla col lucchetto prima che quei bastardi potessero tornare dentro. La ragazza emise degli urli soffocati, dimostrando un coraggio nell'affrontare la morte che mi fece sentire ancor più un verme schifoso. Immerso nell'oscurità del magazzino mitigata solo da delle minuscole finestrelle grigliate all'altezza del soffitto grandi a stento per un gatto, iniziai a imprecare e bestemmiare come non facevo da lungo tempo. Era tutto sbagliato: io e quei ragazzi avremmo dovuto rappresentare l'umanità che resiste e invece la reciproca totale diffidenza per il prossimo anche in una situazione tanto critica ci aveva portati a me rinchiuso sotto assedio in quel buco oscuro e a loro due morti per mano mia. Quella ragazza che s'era affidata a me affinché la traessi in salvo ha ricevuto in cambio un trattamento affatto meschino e dettato da bieco calcolo. Pur di salvare il mio misero culo fui capace delle stesse nefandezze che criticavo negli individui da me profondamente disprezzati e che mi avevano portato a detestare il genere umano nel suo complesso.

Non c'era niente da fare in quel magazzino a parte sentire gli zombi lamentarsi dall'altra parte del muro. Davano pugni alla saracinesca ma non sembravano in grado di forzarla e così passai ore che divennero giorni a passeggiare avanti e indietro sperando che quei fetenti prima o poi se ne andassero. Razionavo il più possibile la minerale che avevo nello zaino ma non mi sarebbe potuta durare ancora a lungo. La merce rimasta lì era poca: perlopiù detersivi e carta igienica ma impilata in un angolo vi era anche una cassa di birra Moretti assieme a dei rollè al cacao scaduti da cui stetti alla larga visto che se avevo fatto tanto per non essere ucciso dagli zombi non volevo morire di cacarella mangiando quella merda. Da astemio iniziai sotto i morsi della sete a scolarmi intere di bottiglie di birra fino ad ubriacarmi e compiere gesti inconsulti. Mi spogliai nudo cantando vecchie canzoni di cui cambiavo le parole sostituendole con parolacce e porcate. Passai ore a insozzare tutto il repertorio di musica leggera italiana fino agli '80 che mi veniva in mente saltellando come un imbecille finché non caddi a terra esausto di fronte all'ultima bottiglia di Moretti ormai vuota. Iniziai a fissare come un pazzo l'uomo baffuto raffigurato nell'etichetta e improvvisamente lo vidi cambiare espressione. Da un sorriso il suo divenne un ghigno beffardo e poi iniziò a parlare (chiaramente doveva trattarsi di un allucinazione segno di un forte cedimento mentale da parte mia): “E' inutile. Tanto non se ne vanno e morirai qui comunque. Se non avessi ammazzato quella poveretta ti saresti degradato di meno e avreste potuto morire insieme con dignità. Beh, almeno ti sei goduto le ultime birre ed erano pure birre di qualità!”

Birre di qualità le Moretti?!” tuonai infuriato. “Le moretti sono piscio e se stai cercando di farmi sentire in colpa per quel che ho fatto allora succhiamelo baffone del cazzo e stai zitto.”

Il tizio si mise a ridere di gusto: “Lo so cos'è che ti brucia dentro di più: ti vedevi come un eroe solitario e incompreso in lotta contro il mondo e invece hai realizzato di essere una merdina come gli altri. Disprezzavi la mancanza di valori del tuo tempo quando tu in primis ti scopri un nichilista radicale.”

Touche.” Aggiunsi mestamente senza alcuna intenzione di litigare oltre.

Hai ragione: probabilmente non valgo nulla. Sai cosa vorrei fare se uscissi vivo da questo fottuto supermercato? Avere una bella avventura: andare a cacciare selvaggina per boschi ed esplorare ville abbandonate. Trovare altri supersiti come me e diventare i protagonisti di un survival horror reale e se il destino dovesse comunque riservarci la morte che questa possa essere epica e romantica anziché la palla pietosa attuale. Vorrei essere parte di un evento avvincente, un qualcosa di sublime che possa far dire al mio animo 'questa vita è stata degna d'essere vissuta'.”

Vuoi forse dirmi che è stato mettere l'istinto di sopravvivenza sopra tutto che ha svuotato di senso la tua esistenza? Che un uomo per vivere degnamente ha bisogno di qualcosa per cui vale la pena di morire?” domando lui retoricamente.

Esatto! E' come se mi leggessi nel pensiero.”

Io sono il birraio baffuto che è in te.”

Dentro di me non c'è nessun birraio baffuto.” replicai per sottrarmi alla burla.

Eh, tanti uomini credono di conoscere se stessi quando in realtà non si conoscono affatto.” Concluse lui.

Ma se sono un coglione come gli altri perché non mi sono trasformato in zombi?”

Nemmeno quei due rumeni erano un chissà che.” mi fece osservar lui.

La verità dietro le trasformazioni in zombi risiede altrove.”

Dunque tu la sai?” Chiesi maliziosamente.

Certo. E' opera delle multinazionali informatiche, specialmente Microsoft. Non hai notato come il fenomeno degli zombi è stato concomitante con il lancio di Windows 11 e il passaggio in massa al nuovo sistema operativo tramite un update che trasformava in Windows 11 le precedenti versioni?”

Stai delirando.” Gli risposi scettico.

Non sono io che me ne sto nudo a strisciare sul pavimento parlando con una bottiglia di birra vuota. E sei libero di non credermi. Il nuovo visore della realtà aumentata che è stato distribuito all'intera popolazione a cosa pensi servisse? Pochi mesi dopo la sua diffusione su larga scala ecco spuntare le orde di zombi.”

Cioè, sarebbe stato quel coso collegato a Windows 11?”

Era la fase finale di un processo di indottrinamento per trasformare la coscienza degli utenti e ridurli alla stregua degli insetti ma qualcosa deve essere andato storto. Gli impulsi e le onde di quegli affari devono avere fritto il cervello di quelli che li usavano trasformandoli in zombi”.

Era più credibile la mia teoria sui ripetitori Wi-fi” replicai poco convinto della spiegazione.

Vuoi un'altra prova? Eccotela. Ascolta attentamente i lamenti degli zombi. Cosa pensi che ripetano incessantemente?”

Niente, emettono solo versi.”

Ascoltali bene.” Fece il baffone in tono serio. Allorché mi alzai recandomi nei pressi della saracinesca e iniziai a prestare molta attenzione al monotono suono emesso dai mostri.

Dopo pochi minuti apparve evidente che ripetevano sempre una stessa parola: “Co-r-taa-na, Cor-ta-naa!”

Ripetono Cortana!” Urlai esterrefatto. Dopodiché mi rimisi addosso i vestiti e tornai ad accovacciarmi accanto alla bottiglia di birra Moretti.

Esattamente.” Riprese a parlare il baffone in tutta calma.

Era l'assistente di Microsoft Cortana che dava agli utenti planetari istruzioni mentre questi stavano connessi ai visori di realtà aumentata. I visori collegati alle sinapsi neurali emettevano degli impulsi di stimolazione mirati a far accettare una routine quotidiana programmata da Microsoft usando Cortana come intelligenza artificiale intermediaria ma qualcosa deve essere andato storto. Forse durante un aggiornamento di Windows 11 è stato inviato un impulso troppo potente che ha fottuto completamente il cervello al mondo o qualcosa del genere.”

Dopo che il baffuto ebbe concluso il suo volto tornò statico, aderente all'etichetta della bottiglia e io non ebbi più nessuno con cui parlare. Rimasi seduto immobile nella semioscurità rassegnatomi al mio destino: gli zombi non se ne sarebbero andati. A me non restava che crepare di sete e di fame lì dentro oppure affrontarli compiendo l'unico atto eroico di tutta la mia vita. Eroico quanto un sorcio con le spalle al muro che si lancia contro il gatto che lo insegue.

Inizialmente ritrovai un po' di orgoglio deciso a resistere all'assedio fino all'ultimo: “Un mondo di morti... un mondo di morti bastardi. E io solo contro tutti come sempre. Me la caverò anche questa volta. Posso farcela.” Dissi a me stesso sussurrando in tono cupo. Poi accadde nella mia coscienza qualcosa che non sono in grado di spiegare. Ripensai a Maria, la mia ex, ma non col sentimento di disprezzo che rivolgevo a lei quasi ogni giorno. Ripensai alla nostra prima notte d'amore insieme, al suo corpo stretto tra le mie braccia e i suoi gemiti durante l'amplesso. Allora venni colto da un dolore profondo e viscerale, più micidiale di qualsiasi morso di quelle bestie che mi aspettano laffuori e che mi sta divorando anche mentre scrivo queste ultime righe in un diarietto che nessuno leggerà mai. Lanciai un grido selvaggio come non ne avevo mai emessi in vita mia, poi spaccai il collo della bottiglia di vetro con la quale avevo conversato prima. Ho in mano le chiavi della saracinesca e sto andando ad aprirla. Voglio soltanto dimenticare... urlare come un pazzo violento andando incontro al mio destino.

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